Siamo nel bel mezzo di una pandemia mondiale, il mondo è bloccato. Chi sarà a pagare il conto per questa grave situazione? Stiamo sentendo parlare sempre più spesso dell’impatto negativo che il Coronavirus sta avendo sulla catena di fornitura dell’abbigliamento: ma come funziona la supply chain del fast fashion? Ne parleremo con l’ospite di questo episodio: Marina Spadafora, stilista e coordinatrice di Fashion Revolution Italia.
Nel quarto episodio del podcast avevamo parlato dei trend dell’industria del fashion per il 2020 (Episodio 4: Sustainability first: quali sono le sfide per il 2020 per il mondo della moda?) analizzando il rapporto The State of Fashion elaborato da McKensey e da The Business of Fashion. La parola d’ordine per il settore era “resilienza”: si annunciava un anno di transizione, con tanti cambiamenti in corso. Poi è arrivato il Coronavirus e lo staff di The State of Fashion ha pubblicato un’appendice al rapporto per rivedere le proprie previsioni, naturalmente poco incoraggianti. Si parla di istinto di sopravvivenza e di selezione Darwiniana: ma chi sarà a farne le spese?
Cosa succederà all’industria della moda?
Si stima che i ricavi per l’industria della moda globale (settori dell’abbigliamento e delle calzature) si contrarranno dal 27 al 30 percento nel 2020, anche se l’industria potrebbe riguadagnare una crescita positiva dal 2 al 4 percento nel 2021. Se i negozi rimarranno chiusi per due mesi (come sembra probabile), l’analisi di McKinsey prevede che l’80% delle aziende di moda quotate in borsa in Europa e Nord America sarà in difficoltà finanziaria.
Alla scoperta della supply chain del fashion
E cosa succederà in quei Paesi che vivono praticamente sull’industria dell’abbigliamento? Come il Bangladesh, ad esempio, dove oltre il 90% dell’export si compone di capi di abbigliamento. Molti altri Paesi che hanno una popolazione che vive poco al di sopra del livello di sussistenza, avranno dei contraccolpi fortissimi, soprattutto se i brand non decideranno di farsi carico di quello che sta accadendo ai loro partner produttivi. Per adesso ci sono degli impegni, ma gli osservatori internazionali parlano invece di promesse non mantenute. Sapete come funziona la catena di fornitura dell’abbigliamento? Ve ne parlo in questo episodio.
Marina Spadafora e il suo libro “La rivoluzione comincia dal tuo armadio”
Dal 20 al 26 aprile torna la Fashion Revolution Week, che viene celebrata in tutto il mondo con tante iniziative. Ognuno di noi è invitato a diventare un consumatore “attivista” che dà il proprio contributo per mettere sotto pressione i brand e invitarli ad essere più trasparenti. Anche in Italia ci saranno numerose iniziative, tutte digitali, visti i tempi.
La sostenibilità coinvolge molti aspetti e un brand che si definisce sostenibile sa che si prende un impegno nei confronti del consumatore: sicuramente questo non significa tirare i remi in barca e lasciare che le imprese strategiche per la produzione vengano portate via dalla corrente. E’ un banco di prova importante per chi in questi anni ci ha raccontato la sua filosofia di sostenibilità. Teniamo gli occhi aperti.
La protagonista dell’intervista di oggi è Marina Spadafora, coordinatrice italiana di Fashion Revolution, stilista con una lunghissima carriera alle spalle. Il 23 aprile uscirà il suo libro “La rivoluzione comincia dal tuo armadio”, scritto insieme alla giornalista Luisa Ciuni e edito da Solferino: ne abbiamo parlato in anteprima
Buon ascolto!