Si estraggono dalle piante, da invertebrati marini, dalle alghe, ma anche dalla produzione da batteri e funghi: quando si parla di coloranti naturali, la sfida è aperta. La tintura naturale è un mondo affascinante, riservato ai tessuti realizzati in fibra naturale: lino, lana, cotone, canapa. Possono essere acquistati in forma di estratti o in polvere e si possono ottenere da ogni pianta un numero considerevole di diverse tonalità. E’ un mondo ancora da esplorare, al quale si stanno avvicinando tanti brand: può offrire opportunità interessanti, ma ci sono anche delle difficoltà che devono essere prese in considerazione. Ne parlo nell’intervista di questo episodio con Stefano Panconesi, uno degli esperti “storici” in Italia di tintura naturale per il settore tessile.
Da hobby a industria
Ci sono moltissimi siti che si occupano di tintura naturale fatta in casa, per hobby: ma c’è la possibilità di creare un’alternativa anche per l’industria?
Sicuramente la tintura naturale non potrà mai sostituire quella fatta con i coloranti sintetici, anche per ragioni di volumi. Sul versante dei coloranti sintetici c’è tra l’altro un forte investimento per ridurre l’impatto di questa fase di lavorazione, usando sostanze che riducono al minimo il rischio ambientale. Non vi sto raccontando una storia impossibile: nell’episodio 15 del podcast “Denim e sostenibilità: un binomio possibile” vi ho parlato della storia dell’indaco, che oggi viene di nuovo utilizzato per la tintura del denim.
Tintura naturale si, ma a quali condizioni
È chiaro però che se i coloranti naturali devono essere considerati un’alternativa ai coloranti sintetici utilizzati oggi, devono essere in grado di garantire prestazioni simili a quelle dei coloranti sintetici. E qui la sfida è aperta. Innanzitutto deve essere garantita una quantità di produzione di coloranti idonea a una produzione industriale: oggi la tintura naturale nelle aziende tessile che la stanno sperimentando viene fatta con colori e pigmenti di cui ci si approvvigiona da canali diversi. E’ invece importante creare una filiera stabile di questi coloranti.
Resta aperta anche la sfida per garantire una maggiore solidità del colore e in questo campo c’è chi ha già raggiunto risultati interessanti. Dobbiamo sempre tenere di conto che la tintura naturale, anche se può essere effettuata in impianti industriali, ha la caratteristica di un’attività artigianale. E’ impossibile garantire la riproducibilità perfetta del colore, ad esempio: ma questo potrebbe diventare un punto di forza invece che di debolezza. In un mercato che va sempre più alla ricerca del “pezzo unico”, la tintura naturale può dare una risposta interessante.
Le criticità delle tinture naturali: i mordenti
Le tinture naturali hanno anche dei lati oscuri da un punto di vista ambientale e quindi è un tema che affrontato con attenzione. Per fissare il colore vengono utilizzate delle sostanze mordenti che hanno la funzione di legare la tintura al tessuto. Le tonalità ottenute con i coloranti naturali sono raramente così vivide come le alternative sintetiche e svaniscono più rapidamente dalla luce solare e dai cicli di lavaggio. La traspirazione e i livelli di PH della pelle possono influenzare i colori raggiunti dai coloranti naturali. Mentre composti relativamente innocui possono essere usati come mordenti a livello domestico, come il cloruro di sodio (sale da cucina) e l’acido acetico diluito (aceto), quando si usano sali metallici le cose diventano più complicate. Sostanze dannose e potenzialmente letali come bicromato di potassio (cromo), cloruro stannoso (stagno), solfato di rame e solfato di ferro vengono regolarmente utilizzate per ottenere tonalità vivaci con coloranti naturali. Queste sostanze poi vanno a contaminare le acque e devono quindi essere smaltite. Ci sono dei coloranti con i quali è però possibile evitare di usare il mordente e sono quelli tannici.
I tre tipi di tintura
Ci sono tre tipi di tintura: quella con i coloranti diretti: sono solubili in acqua e tingono direttamente la fibra cellulosica del tessuto. Ad esempio la curcuma, lo zafferano e l’hennè.
Ci sono poi i coloranti a mordente: sono solubili in acqua ma non hanno la capacità di fissarsi direttamente alla fibra in maniera stabile. Richiedono quindi l’utilizzo di sostanze che, disciolte in acqua, si legano alla fibra. Il colorante, a sua volta, si lega al mordente fissandosi. Tra i coloranti a mordente troviamo la reseda, la robbia e la cocciniglia.
Infine ci sono i coloranti al tino: sono insolubili in acqua ma possono essere convertiti nelle corrispondenti forme solubili, in grado di fissarsi sulle fibre, mediante un processo di riduzione chimica in condizioni alcaline. L’indaco fa parte di questa categoria.
I brand che sperimentano la tintura naturale
Ad esempio Ferragamo ha realizzato un sandalo, Rainbow, utilizzando questo tipo di tintura. La scarpa è esposta nella mostra Sustainbable Tinking alla Fondazione Ferragamo. Tra gli oggetti esposti è possibile trovare altri capi d’abbigliamento realizzati con tinture naturali, ma si tratta sempre di pezzi unici, di grande valore creativo.
Il Woolmark Prize quest’anno è stato assegnato a un progetto relativo proprio alla tintura naturale, realizzato da Richard Malone. La lana è fatto il materiale che assorbe meglio i coloranti naturali, creando anche delle bellissime sensazioni estetiche.
Patagonia ha tentato di lavorare su questo tempo, realizzando una serie di t-shirt con una limitata scelta di colori: troviamo il Clean Carmine Pink, con il colore estratto dallo scarabeo cocciniglia.
In Italia, l’azienda tessile Ratti ha presentato una collezione con una tavolozza di 60 colori per la tintura naturale dei filati, per la produzione di articoli di lana tinti in filo, insieme a 30 coloranti naturali per la stampa per la realizzazione di articoli in seta stampata.
Il protagonista dell’intervista: Stefano Panconesi
Sono numerosi i progetti in ponte in questo settore. Ce lo racconta Stefano Panconesi, un consulente tessile che è uno dei pionieri della tintura naturale in Italia. Nell’intervista mi ha raccontato tutto quello che c’è da sapere per avvicinarsi a questo mondo