Il tessile è sempre stato visto come un settore tradizionale: è una delle attività manifatturiere alle quali hanno rinunciato più in fretta i paesi occidentali, convinti che fosse un settore che crea poco valore aggiunto, dove l’innovazione è residuale, destinato solo a essere oggetto di una agguerrita corsa al prezzo più basso. Niente di più sbagliato: per il tessile si è aperta una nuova era, fatta di innovazione e di ricerca, di sperimentazione di nuovi materiali e di soluzioni diverse. Tra materiali bio-sintetici e trattamenti al plasma, in questo episodio vi porto alla scoperta del futuro di questo settore che ha ancora tanti territori da esplorare, che di tradizionale hanno ben poco. Vi racconterò anche la storia di un’azienda italiana, la Grinp che ha sede a Torino e che produce macchinari per il trattamento al plasma dei tessuti. Protagonista dell’intervista è Martina Strazzacapa, business developer di Grinp, una bella storia italiana di innovazione Italiana.
I bio-materiali, un approccio sostenibile alla ricerca di nuove materie prime
Perché c’è così tanto interesse per i bio-materiali? Innanzitutto per cercare alternative all’uso del petrolio, risparmiando così in emissioni di CO2 e anche rendendoci meno dipendenti da una materia prima che causa anche diseguaglianze sociali e politiche. I materiali bio-based permettono un consumo ridotto di CO2, anche per la necessità di minore energia nel ciclo di produzione, minor consumo di acqua e di prodotti chimici: tutti aspetti che oggi hanno un grande valore per creare prodotti a ridotto impatto ambientale. Secondo le stime di Textile Exchange, entro il 2030 un terzo delle sostanze chimiche e dei materiali saranno prodotti da fonti biologiche, compresi biopolimeri e bioplastiche.
Cosa sono i materiali bio-sintetici?
Il PLA, ad esempio, è considerato l’alternativa bio-based al poliestere e viene prodotto al 100% da risorse rinnovabili, in particolare dall’amido di mais. Ci sono poi poliammidi bio-based che sono creati con l’olio di ricino, destinati a vedere un grosso incremento nel loro utilizzo già nel prossimo futuro.
Ma l’approccio bio-based può portare alla creazione di fibre completamente nuove sul mercato, come la seta di ragno: è quella che viene prodotta dalle ghiandole dell’animale quando costruisce la propria tela. Ha una resistenza alla trazione 4 volte superiore a quella dell’acciaio ed è 3 volte più elastica: ci sono degli studi per riprodurre questo materiale grazie all’ingegneria genetica.
Il lato oscuro dei bio-sintetici
I bio-sintetici sono un campo interessante da esplorare, ma hanno ancora diversi lati oscuri, che non possono permetterci di definire questi materiali sostenibili. E’ importante fare una valutazione caso per caso e approcciarsi a questo tema con attenzione.
Ad esempio viene attualmente usato il mais geneticamente modificato come materia prima per il PLA e questo desta molte preoccupazioni, così come l’ impatto ambientale della produzione di mais. Inoltre i bio-sintetici hanno un periodo di degradazione molto lungo, in alcuni casi anche simili ai sintetici veri e propri, che possono anche impiegare decenni per scomparire.
Si sono anche registrati problemi in fase di smaltimento dei rifiuti, perché gli attuali impianti sono in sono grado di smaltire il PLA: la maggior parte delle tecnologie di riciclaggio non è in grado di distinguere tra PET e PLA. Molti riciclatori si oppongono quindi all’uso del PLA fino a quando la tecnologia del riciclaggio non sarà in grado di eliminare i prodotti realizzati con questo materiale.
La strada da fare è ancora lunga, ma la ricerca potrà sicuramente trovare le soluzioni per rendere questi materiali sempre più funzionali.
La guida di Fashion for Good
Fashion for Good ha appena fatto pubblicato la guida “Understanding bio-material innovation”, che fornisce un quadro completo sull’innovazione nel settore ha anche una sezione dedicata agli innovatori e a brand per aiutare ad orientarsi chi ha intenzione di investire in questo settore (potete scaricarla qui). Fashion for Good consiglia di approcciarsi a questo tema con “pazienza e perserveranza”: quando si inizia ad operare con qualcosa di così nuovo, i risultati possono non essere immediati. Però materiali nuovi significa anche nuovi stimoli creativi e secondo me possono venire fuori delle cose interessanti.
La rivoluzione del trattamento dei tessuti al plasma
Come vi ho detto, la storia dell’azienda torinese Grinp ha subito attirato la mia attenzione: realizzano macchinari per i trattamenti dei tessuti al plasma e sono praticamente gli unici al mondo a farlo. Da Torino le loro macchine raggiungono tutto il mondo, portando nelle aziende innovazione e un nuovo approccio alla produzione.
Grazie all’utilizzo del plasma, i macchinari della Grinp trattano il tessuto prima della fase di tintura o stampa, rendendo il tessuto più o meno resistente all’acqua a seconda delle necessità. Sono utilizzate per fare trattamenti anti infeltrimento alla lana oppure per sbiancarla. Questi macchinari fanno tutto sviluppando dei processi al proprio interno, senza necessità di acqua o di agenti chimici. L’azienda sta adesso sviluppando per IKEA un macchinario per effettuare un trattamento sbiancante sui tessuti di cotone. Le applicazioni sono tantissime e l’impatto ambientale dei trattamenti è ridotto in maniera notevole.
Purtroppo molti dei loro macchinari partono per l’Asia, perché, nonostante gli incentivi collegati a Industria 4.0, le aziende italiane sembrano essere poco interessate a questo tipo di innovazione. Non cercherò di spiegarvi quali sono i benefici del trattamento al plasma perché Michela Strazzacapa, business developer di Grinp, lo ha fatto benissimo. Buon ascolto.
Buongiorno
articolo e intervista molto interessanti; è stata veramente una scoperta per me perché pensavo che il settore del tessile fosse tradizionalista e sono contenta che ci sono innovazioni in questo campo in Italia
E’ stato molto interessante anche per me avvicinarmi al tessile innovativo e ci sono tantissime storie che vi racconterà presto!