Gli artigiani italiani sono il bene più prezioso del sistema moda italiano, contribuiscono a rendere speciale quello che viene prodotto qui. Ma cosa succede quando l’artigianato incontra il mondo digitale, con un progetto orientato alla sostenibilità? Vengono fuori miracoli, come il brand Gaia Segattini Knotwear: la sua poliedrica fondatrice è la protagonista di questo episodio.
Il ruolo del digitale per la promozione dei piccoli brand
Prendiamo una bella idea, una solida esperienza nel prodotto, la voglia di mettersi in gioco cosa possiamo ottenere? Un brand speciale, come quello fondato da Gaia Segattini. La ciliegina sulla torta è stata l’uso intelligente degli strumenti digitali: con una strategia di marketing giusta ogni artigiano e piccolo brand può avere accesso a un enorme pubblico, anche se fa un prodotto di nicchia. Ampliando il proprio raggio d’azione, la nicchia cessa di essere un territorio limitato e diventa invece uno spazio senza confini in cui trovare nuovi clienti. Ma chiamarli clienti è riduttivo: chi acquista gli articoli di Gaia Segattini Knotwear non sta solo comprando un prodotto, ma uno stile, una filosofia di produzione, un approccio alla vita e al proprio corpo. Entra a far parte di una community, dove entra in contatto con persone che hanno interessi simili. Non è solo un acquisto, è qualcosa di più ed è probabilmente questa una delle chiavi del successo del brand: i social dei Gaia sono sempre attivi, lei risponde a tutti coloro che le scrivono, racconta la lavorazione, le sue idee, gioca con il suo pubblico. E poi fa un bel prodotto, perché senza quello non si va da nessuna parte.
L’eco-design nella maglieria
Generalmente non mi concentro mai molto nel racconto delle esperienze aziendali che sono protagoniste dell’intervista, ma nel caso di Gaia Segattini devo fare un’eccezione. Nel suo brand ci sono tutti gli ingredienti di un progetto responsabile, autenticamente orientato alla sostenibilità. Un caso di studio, insomma.
La sostenibilità è anche questione di stile. Ogni settimana nei grandi store del fashion arrivano nuove collezioni, il trend di stagione non è più uno solo, ma sono tanti. A cosa serve questo modello? A far venire ai consumatori nuovi appetiti continuamente, naturalmente. C’è sempre qualcosa di nuovo da desiderare, il gioco è semplice. E il marketing ti fa sentire inadeguata se non segui un trend, così come se indossi troppe volte le stesse cose. Adesso c’è una nuova consapevolezza che sta venendo avanti e c’è una generazione di consumatori che vuole rompere questo circolo vizioso. Come si fa? semplice, si punta tutto sul proprio stile, su quello che ci piace e ci fa stare bene, indipendentemente dal colore di moda o dalla forma dei pantaloni o della lunghezza delle gonne che sono in voga in quel momento. Non significa che dovremo diventare tutti minimalisti, vestiti di colori neutri, di nero, di bianco. La collezione gioiosa di Gaia Segattini ci dimostra che anche il colore può essere una scelta che va oltre il concetto di trend e che diventa un dettaglio di stile personale. Enrico Coveri, lo stilista del colore, diceva che il nero e il bianco erano colori per tutti, ma che i colori erano una scelta per pochi. Quindi, allontanarsi dal concetto di trend e seguire il proprio stile e una scelta importante di responsabilità.
Poi c’è il problema delle taglie e del fitting. Se una maglia ha una vestibilità ampia, ad esempio, non è necessario creare troppe taglie diverse. Questo evita di correre il rischio di invenduti e inoltre la maglia sarà indossabile più a lungo, sia che si acquisti qualche chiletto, che si perda. Un’altra soluzione può essere quella del pre-order e ci sono tanti brand emergenti che si stanno muovendo in questa direzione: il capo di abbigliamento viene realizzato solo una volta che è stato ordinato. Si attende qualche giorno per averlo, ma l’attesa rende l’esperienza forse ancora più emozionante. Più una cosa ci sembra speciale, più la ameremo e la terremo nell’armadio.
Un altro punto fondamentale è offrire chiare indicazioni sulla manutenzione dei capi: se lavati correttamente dureranno più a lungo. Nel caso delle maglie, possono anche essere evitati dei lavaggi, facendo prendere aria ai maglioni. Vi ho detto delle banalità? I principi dell’eco-design sono questi, sono questi gli aspetti da prendere in considerazione per una moda responsabile. Sembrano banalità, ma quando tutti questi accorgimenti devono essere riportati a livello di produzione, non è semplice per niente. Non abbiamo parlato di un aspetto importante: i materiali.
Gaia Segattini utilizza per le proprie collezioni filati di giacenza, quelli che le filature hanno in magazzino e che non hanno venduto nelle stagioni precedenti. Si tratta di filati di qualità, italiani, che si trovano fermi in un magazzino o perché l’azienda ha realizzato una nuova collezione e ha quindi messo da parte il prodotto oppure perché ne è rimasto un quantitativo limitato che non può essere immesso sul mercato. Si possono trovare dei filati bellissimi se si sanno cercare, perché in Italia ci sono delle aziende che producono dei filati straordinari.
Il miglior maglione d’Inghilterra
In Inghilterra il maglione di lana è un capo iconico e durante la pandemia lo è diventato anche per noi: un maglione va bene sempre, dalla mattina alla sera. La longevità della lana lo rende un capo che può stare nell’armadio per anni, senza perdere smalto. The Indipendent ha fatto un’ attenta indagine per individuare il brand inglese che produce i maglioni di qualità migliore e più sostenibili. Hanno scoperto che nel Regno Unito c’è una tendenza nei brand più sensibili a cercare di fare una produzione made in UK, che sta stimolando anche il ritorno di aziende di produzione sul territorio. In tempi di misurazione dell’impatto ambientale e di decarbonizzazione, il KM zero è destinato a diventare sempre più importante.
Nella loro ricerca hanno testato la qualità, la vestibilità, lo stile e il design di ogni maglia. E’ stata valutata anche la durata dei capi: i capi selezionati sono di prodotti da brand che creano pezzi dal gusto classico che possono essere indossati stagione dopo stagione.
Al termine di questa attenta analisi, il cardigan vincitore è stato quello del brand Herd, un marchio che non conoscevo.
Si tratta di un brand che utilizza per le proprie creazioni lana che proviene da pecore allevate in Inghilterra. Dall’allevamento al prodotto finito, la lana percorre solo 230 miglia. Una linea senza tempo e la qualità dei materiali sono stati fondamentali per salire sul podio.
Gaia Segattini, l’intervista
L’intervista di questo episodio è più lunga del solito e sarebbe potuta durare molto di più. Gaia Segattini mi ha raccontato tante cose interessanti sulla sua filosofia produttiva e sul ruolo del digitale nel suo lavoro. Credo che sia un caso da studiare per tutti coloro che hanno voglia di dare vita a un proprio brand: c’è spazio per idee nuove, a condizione di essere ben preparati ad affrontare le sfide.