Quando si parla di fibre sostenibili, viene subito in mente il Tencel, ormai presente nelle collezioni di tanti brand. Una fibra confortevole, versatile, che si accompagna ad altre fibre creando nuove consistenze. Ma sapete davvero cos’è il Tencel e perché può essere definita una fibra sostenibile? Mi sono fatta spiegare tutto da Carlo Covini, Business developer Italia e Svizzera di Lenzing.
Innanzitutto cos’è il Tencel? Fa parte della famiglia delle fibre semi artificiali classificate anche come fibre artificiali cellulosiche. Quindi la base di partenza è un materiale naturale come la cellulosa, ma l’estrazione avviene con un processo chimico. L’azienda austriaca Lenzing ha creato il marchio Tencel per indicare le sue fibre Modal e Lyocel. E’ stata una scelta fatta per distinguere il loro processo di produzione, dove la sostenibilità di ogni processo è al centro di ogni passaggio, da quello utilizzato da altri produttori che mettono sul mercato Modal e Lyocel realizzati creando un forte impatto.
Un po’ di storia
Modal, Lyocel, Cupro e Viscosa sono fibre che hanno come capostipite il rayon, la prima fibra semi-sintetica comparsa sul mercato. Il processo per produrre viscosa dalla cellulosa è stato brevettato nel 1883 da un francese di nome Chardonnet. Nei successivi quarant’anni è stato chiamato “seta artificiale. Dal 1925 qualsiasi fibra sintetica che sia prodotta con la cellulosa viene definita rayon. Nel 1952, la Federal Trade Commission ha distinto il rayon in due categorie: una costituita da pura cellulosa (rayon) ed una costituita da un composto di cellulosa (acetato). Nel 1955, i produttori iniziarono a produrre un nuovo tipo di rayon, il rayon ad alto modulo bagnato o Modal, ottimo per l’uso nell’abbigliamento. Il Lyocel è l’ultimo arrivato nella famiglia del rayon, viene prodotto dal 1988: nato in America, il brevetto è poi stato acquistato dall’austriaca Lenzing.
Tutela delle foreste e circuito chiuso del processo chimico: i due punti di forza del Tencel
Il problema di questa tipologia di prodotti sono l’impatto del processo chimico e la distruzione delle foreste che spesso è messo in atto per procurarsi la materia prima. In Canada, Amazzonia e Indonesia, foreste secolari vengono abbattute per recuperare polpa di legno da utilizzare per la produzione di fibre tessili.
Canopy, una ONG che vigila propria sull’uso indiscriminato delle foreste, ha stimato che circa 120 milioni di alberi vengono tagliati ogni anno per produrre rayon e altri materiali a base di cellulosa.
Per la produzione di Tencel viene utilizzata cellulosa che proviene da foreste certificate Forest Stewardship Council (FSC): Tencel Lyocel è ottenuto da alberi di eucalipto, il Modal da alberi di faggio.
Modal e Lyocel prodotti da Tencel sono materiali realizzati senza usare solfuro di carbonio. Questo è un aspetto molto importante, perché quando il rayon si è affacciato nel mercato della produzione industriale, i danni causati ai lavoratori dalla produzione effettuata con solfuro di carbonio sono stati molti pesanti e in alcuni Paesi il processo di produzione è ancora realizzato utilizzando queste sostanze.
Non solo: il sistema di gestione del processo chimico del Tencel è a circuito chiuso. Praticamente i prodotti chimici di scarto sono raccolti e riutilizzati nel processo di produzione. Quindi niente viene immesso nell’ambiente.
La biodegradabilità del Tencel
Un altro punto di forza di questa fibra è la biodegradabilità: questo è diventato un attributo che tutti i brand stanno rincorrendo, per ridurre l’impatto dei propri prodotti a fine vita.
L‘Istituto di ricerca tedesco Hohenstein assegna la certificazione biodegradabile ai prodotti valutando la velocità con cui si degradano nel suolo. Ha testato la biodegradabilità dei tessuti nell’arco di quattro settimane e ha scoperto che i campioni di cotone non tessuto e caseina sono scomparsi completamente. Nel frattempo, le miscele di cotone intrecciato e cotone / poliestere si sono dimostrate più durevoli, mentre un campione di poliestere al 100% è rimasto quasi completamente intatto.
I risultati non riflettono necessariamente uno standard universale poiché la composizione del suolo e la temperatura giocano entrambe un ruolo importante nella biodegradazione. Alcuni materiali si decompongono più rapidamente se sono collocati in ambienti controllati come un impianto di compostaggio industriale o quando vengono aggiunti batteri o funghi alla miscela. Le sostanze chimiche utilizzate per trattare e tingere i materiali possono anche durare molto più a lungo dei tessuti e verranno rilasciate tutte quando il materiale di base cade a pezzi.
Secondo gli studi effettuati il Tencel, in ambiente controllato, si biodegrada in 8 giorni ed è compostabile.
Diffidate dalle imitazioni
In Indonesia è molto utilizzata la pratica di utilizzare il bambù al posto degli alberi per poter etichettare come “rinnovabili” le fibre che vengono prodotte. Il Rayon si produce con la cellulosa ed è facile pubblicizzarlo come green, specialmente se non si sa come viene prodotto.
Nel 2013 Amazon, Macy’s e Sears furono costretti a pagare multe per 1,26 miliardi di dollari per aver etichettato come “bambù” indumenti che in realtà erano in rayon. Secondo la Federal Trade Commission degli Stati Uniti equivaleva a voler ingannare i consumatori che intendevano invece essere responsabili nei confronti dell’ambiente.
In seguito a questa vicenda la Federal Trade Commission ha realizzato una pubblicazione progettata per aiutare le aziende che vendono abbigliamento e prodotti tessili che sono presumibilmente realizzati con bambù a rispettare il Textile Act e le regole e nel commercializzare i loro prodotti in modi veritieri e non ingannevoli. Il titolo è ““Avoid Bamboo-zling Your Buyers,” e fornisce informazioni utili su come etichettare e pubblicizzare correttamente i tessuti in rayon di bambù. Questo per spiegarvi che è sempre anche una questione di greenwashing e di come si raccontano le cose.
L’intervista con Carlo Covini
Naturalmente Lenzing non poteva fare a meno di sperimentare anche il tema del riciclo, sempre nell’ottica di circolarità che sta seguendo l’azienda. Nasce così il Tencel Refibra, che viene realizzato con scarti di cotone post industriale e post consumer, inserendo anche una percentuale di fibra di legno. Insomma, la galassia del Tencel si sta arricchendo di prodotti sempre nuovi, che seguono rigidi standard ambientali e sociali.
Me lo ha spiegato benissimo Carlo Covini, Business developer Italia e Svizzera di Lenzing, che mi ha raccontato anche tante cose che non sapevo. Valutare una fibra non è semplice, ci sono tantissimi aspetti che vanno presi in considerazione: solo una corretta informazione ci può difendere dal rischio di cadere in inganno.