Naturale, biodegradabile, isolante. E poi sostenibile da un punto di vista ambientale. È il Kapok, una fibra dalle mille proprietà sui quali tanti brand stanno puntando gli occhi. Ne ho parlato nell’intervista di questo episodio del podcast (trovate il link in fondo alla pagina) con Sara Cicognani, Head of Marketing and Communication e co-fondatrice di Flocus
Per qualcuno può essere un sostitutivo della seta, per altri del cotone. Qualcun altro lo chiama lana vegetale: facendo le mie ricerche sul Kapok ho trovato suggerimenti e utilizzi diversi. Sono tutti veri, perché effettivamente si tratta di una fibra molto versatile, al centro di una operazione di recupero dal dimenticatoio dove sembrava essere caduto. Usato per secoli dalle popolazioni dove questo albero cresce spontaneamente, poi è stato abbandonato, cedendo il passo alle fibre sintetiche. Ma quando è iniziato il tam tam sulla sostenibilità, con la ricerca verso nuovi materiali e nuove fibre, è tornato fuori il Kapok, per qualcuno addirittura la fibra più sostenibile al mondo. Non mi piacciono questi assolutismi, ma sicuramente il kapok ha molti aspetti interessanti che vanno valutati positivi. Ha anche i suoi limiti, però, più legati all’utilizzo che al suo impatto ambientale.
Un albero gigantesco, che cresce spontaneamente
Le leggende Maya narrano di una pianta sacra chiamata albero della vita, sui cui rami si arrampicavano le anime dei defunti per raggiungere il cielo. La pianta sacra era l’enorme albero di Kapok. E’un albero gigantesco, comune in tutti i tropici. E’ originario delle Americhe e dell’Africa, ma è stato importato in Asia, dove viene coltivato per la sua fibra. Può crescere fino a 4 metri all’anno, raggiungendo infine un’altezza di 50 metri.
I kapok non fioriscono ogni anno e alcuni possono passare 5-10 anni senza fiorire. Quando l’albero fiorisce, tuttavia, è prolifico, producendo fino a 4.000 frutti lunghi fino a 15 cm. Nella raccolta della fibra di kapok, i baccelli vengono tagliati o raccolti quando cadono, quindi aperti con dei bastoni. Il seme e la fibra, tolti a mano dai baccelli, vengono mescolati in un cesto; i semi cadono sul fondo, lasciando libere le fibre. I semi possono essere lavorati per ottenere olio per fare il sapone e il residuo viene utilizzato come fertilizzante e mangime per il bestiame.
La pianta ha sviluppato un modo naturale per proteggersi dagli attacchi degli animali: spine dure sul tronco in modo che non siano necessari pesticidi per far prosperare l’albero e i frutti.
Anche se il legno di kapok non regge bene viti o chiodi, viene utilizzato per una varietà di prodotti in legno, compresa la carta. Le popolazioni locali hanno usato a lungo tronchi di kapok per intagliare le canoe.
Insomma, di questa pianta non si butta via niente.
Le mille proprietà della fibra di kapok
Setoso, morbido e asciutto al tatto, ha proprietà antitarme, antiacaro e isolanti paragonabili alle piume ed è questo uno dei motivi per i quali è utilizzato per le imbottiture, nell’arredo e anche nella moda. Nella moda si stanno aprendo strade interessanti per questa fibra, che unisce la provenienza naturale a capacità performanti che possono renderlo adatto anche per l’abbigliamento sportivo.
Ma se è una fibra così miracolosa, perché il kapok non viene utilizzato più ampiamente? Fino al 2006, le fibre non potevano essere filate. Poi la Flocus ha brevettato una tecnologia che permette alle fibre di kapok di essere utilizzate in miscele di tessuti che possono essere filati, rendendo i tessuti risultanti più morbidi e più comodi da indossare.
Una fibra rigenerativa
In questo momento l’agricoltura rigenerativa è un tema importante e Il Kapok sembra essere la risposta anche a questa esigenza. Non ha bisogno dell’interferenza umana per crescere, assorbe grandi quantità di CO2 e rigenera l’ambiente circostante a differenza del cotone e del suo uso estensivo della terra, la cui produzione sfrutta habitat più grandi per uso agricolo. Resistente e robusto, l’albero di Kapok non ha bisogno di grandi quantità d’acqua per sopravvivere; le sue radici fungono da fertilizzante naturale per l’agricoltura locale e impediscono l’erosione del terreno.
Secondo le ultime ricerche sembra che la piantumazione di Kapok possa rappresentare una soluzione per garantire il rimboschimento di terreni agricoli costieri degradati. La terra degradata che è stata precedentemente utilizzata per la coltivazione può diventare economicamente improduttiva e subire un deterioramento ambientale. Kapok possiede quindi proprietà rigenerative e agisce come un fertilizzante naturale permettendo alla biodiversità di prosperare.
Tessuti in kapok, possibile solo in blend con altre fibre
Fino al 2006, la tecnologia tessile non era abbastanza avanzata da consentire la filatura delle fibre di Kapok. Il peso ridotto del Kapok e la lunghezza ridotta e la superficie liscia delle fibre causavano una scarsa coesione tra le fibre, impedendo che venisse lavorata.
Da allora sono state apportate migliorie, e le fibre di Kapok sono state utilizzate in mischie di tessuto, specialmente in tessuti non tessuti. Il fiocco della fibra di Kapok è corto, in media circa 1,8 cm, quindi al momento non si può realizzare un tessuto Kapok al 100%. Deve essere mescolato con qualcos’altro.
I blend possono contenere fino al cinquanta percento di Kapok, beneficiando delle caratteristiche di Kapok: antibatterico, antitarme, antiacaro, idrofobo, galleggiante, assorbente dell’olio, ipoallergenico.
Biodegradabilità e circolarità
La fibra, se mantenuta nel suo stato originale, può completamente biodegradarsi nel suolo e restituire nutrienti sani al suolo. Se miscelato, il tasso di biodegradabilità dipende dall’altro componente con cui è miscelato. Questo rende complicata anche la sua riciclabilità. E’ sicuramente uno dei punti sui quali è necessario lavorare.
Gli impieghi del Kapok
Anche se è una fibra che ha una lunga storia, in realtà per il mondo della moda è nuova e quindi deve essere maneggiata, studiata, sperimentata, per comprenderne le reali potenzialità. Sicuramente, per tutte le ragioni che vi ho appena detto, è una “sorvegliata speciale”, nel senso che tanti brand la stanno sperimentando per inserirla nelle loro collezioni.
Ci sono comunque già oggi esempi interessanti di impiego della fibra di Kapok: ad esempio Pangaia lo usa come imbottitura in alcuni capi. Il brand italiano La Sportiva lo sta utilizzando nelle proprie collezione, anche per capi performanti.
Quando si parla di utilizzo in blend con altre fibre, il risultato più interessante è venuto dai Performance Days di quest’anno: Flocus™ è partner dell’ultima innovazione tessile di Lenzing, sviluppata in collaborazione con PYRATEX®, Marchi&Fildi e Studio MLR. Il progetto ha ottenuto il riconoscimento “100% Jury Like” dall’ultima edizione della fiera.
Questo prodotto stabilisce nuovi standard nel campo dei materiali performanti biodegradabili dedicati al settore sportivo: a differenza dei tessuti realizzati con fibre sintetiche, si biodegrada o può essere utilizzato come materia prima per nuovi prodotti. Mentre le fibre cave di kapok Flocus™ hanno proprietà idrofobiche, le fibre Tencel™ Modal trasportano l’umidità allo strato esterno, la distribuiscono e quindi contribuiscono a migliorare le prestazioni di asciugatura.
L’intervista a Sara Cicognani
Flocus produce miscele di filati sostenibili, tessuti e imbottiture realizzati con kapok. La società ha sede nei Paesi Bassi, ma ha un cuore anche italiano e infatti ha una sede anche a Forlì. Ad oggi è forse l’unica azienda produce semilavorati con questo materiale e una delle poche importatrici europee. Stanno realizzando una fabbrica innovativa in Indonesia e prevedono una forte crescita nella richiesta di questo materiale. Ne ho parlato con Sara Cicognani, direttore commerciale dell’azienda, che mi ha svelato anche molte altre cose sul Kapok.