Secondo l’ultimo report pubblicato da Global Fashion Agenda, “Scaling circularity”, le attuali tecnologie per il riciclaggio disponibili avrebbero il potenziale per fornire il 75% di riciclaggio da tessile a tessile nel sistema della moda e un ulteriore 5% di materie prime riciclate da altre industrie. Quindi l’80% dei tessili pre e post consumo potrebbero essere ampiamente gestiti con le tecnologie che abbiamo, a condizione di fare investimenti seri in questo settore. Secondo il rapporto, predisposto dallo Strategic Knowledge Partner di Global Fashion Agenda e McKinsey & Company, l’industria della moda potrebbe diventare circolare dell’80% entro il 2030 se ci fossero maggiori investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture di riciclaggio esistenti.
Per realizzare questo scenario, il settore ha necessità di una iniezione di capitale che va dai 5 ai 7 miliardi di investimenti nelle tecnologie di riciclaggio entro il 2026, nonché un’ulteriore mobilitazione di capitali verso le infrastrutture di raccolta e smistamento. Il rapporto può anche risultare sorprendente: sposta completamente il “non si può fare” che fino ad oggi è stato addotto come ostacolo per una transizione realmente circolare, al “si può fare, ma ci vuole impegno”. Praticamente si tratta di mettere a fuoco le conoscenze e le tecnologie che già abbiamo, secondo Global Fashion Agenda.
Questo grafico dimostra come delle fibre analizzate nel rapporto (cellulosiche man-made, cotone e poliestere) sono risultare riciclabili l’80%, mentre resta un 18% che non è stato analizzato.
Un dato interessante, accompagnato da una serie di considerazioni fatte nel rapporto che indicano che i problemi legati alla non riciclabilità di blend di tessuti sono superabili con le tecnologie odierne e che in ogni caso, anche senza mettere in campo il riciclo chimico, è possibile ottenere risultati importanti.
Un vantaggio anche economico
Secondo il rapporto, il settore potrebbe anche trarre un vantaggio economico notevole dall’implementazione di una strategia di riciclo più decisa. I risultati ambientali delle principiali tecnologie di riciclaggio in termini di emissioni di gas a effetto serra, utilizzo dell’acqua e uso del suolo, offrono risultati migliori. Inoltre, tutte le tecnologie hanno il potenziale per essere più convenienti rispetto all’utilizzo di materiali vergini corrispondenti.
E’ vero che ad oggi il poliestere riciclato è più costoso di quello vergine, ma secondo lo studio questo è dovuto al fatto che tecnologie e impianti sono ancora pochi e che quindi non sono in grado di fare grandi numeri e creare quindi economie di scala.
Il ruolo dei paesi asiatici nella circolarità: Circular Fashion Partnership in Bangladesh
I risultati dell’indagine del report “Scaling Circularity” si basano su analisi indipendenti che sono state effettuate in Bangladesh, uno dei più grandi paesi produttori di abbigliamento al mondo. Sono state mappate e tracciate oltre 1000 tonnellate di rifiuti tessili in Bangladesh. L’analisi mostra la forte motivazione per estendere questo modello ad altri mercati tra cui Vietnam, Turchia, India, Malesia, Indonesia e Bangladesh, sostenendo che ci sia un’opportunità di 4,5 miliardi di dollari.
E Fashion for Good sta lavorando sulla filiera in India
Intanto l’organizzazione olandese “Fashion for good” ha lanciato un progetto per mappare la filiera del riciclo di tessuti pre e post consumo in India, per capire chi sono gli operatori, come operano, come viene effettuata la selezione e con quali impianti. L’India è uno dei Paesi dove sono inviati i rifiuti tessili di tutto il mondo. Esiste un mercato del riciclo, ma viene effettuato un riciclo meccanico che non ha una accurata selezione alla base e che quindi crea fibre che sono utilizzati per. la realizzazione di materiali di bassa qualità.
Una buona selezione è alla base di un buon riciclo: il racconto di “Stracci”
La selezione degli abiti usati, dei materiali, dei colori, è alla base di un buon processo di riciclo. Il documentario “Stracci“, diretto da Tommaso Santi che ho collaborato a scrivere, mostra come in un processo di riciclo da tessuto a tessuto la cernita sia una fase di fondamentale importanza. Il documentario si concentra sull’esperienza di riciclo della lana di Prato, ma fa tappa anche in Pakistan e in Africa, dove l’economia circolare può rappresentare una grande opportunità
Secondo me però è fondamentale che dal riciclo possano essere creati fibre e materiali di buona qualità, che possano essere utilizzati sempre nel settore moda. Qui sta la mia perplessità nella lettura del rapporto di Global Fashion Agenda, che potete leggere qui: sono disponibili ad oggi le competenze per fare una selezione di qualità? perché non si tratta solo di avere gli impianti, ma anche le persone in grado di mettere in moto questo ciclo virtuoso. Sicuramente per i Paesi che hanno una grande disponibilità di manodopera, l’economia circolare può rappresentare una occasione unica.
Legislazione e trasparenza sono cruciali
Per rendere possibile questa transizione è fondamentale che la legislazione incoraggi certi tipi di percorsi: ci vuole una fiscalità ambientale che incentivi le aziende e un quadro normativo che non sia di ostacolo. E poi ci vuole una normativa sulla trasparenza che metta in condizione il consumatore di sapere se e in che percentuale il suo prodotto è riciclato, senza incorrere in messaggi opachi e fuorvianti. Insomma, c’è ancora molta strada da fare, ma le soluzioni potrebbero essere più vicine del previsto.
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