Si dice “seta” e subito si pensa a qualcosa di prezioso ed esclusivo, una fibra che ha una storia antichissima e molto affascinante. Ma è una fibra che conosciamo meno di quello che crediamo: ad esempio, sapete che della seta non si butta via niente? Ne ho parlato con Silvio Mandelli, CEO di Cosetex, che mi ha guidato in un territorio sconosciuto.

L’Italia è stato uno dei paesi europei dove si è iniziato a praticare la sericoltura, una tradizione che è stata tramandata per secoli, anche se adesso è quasi scomparsa. Adesso la fibra viene importata dall’Asia e qui restano delle eccellenze nella trasformazione di questo materiale: il distretto di Como in questo non teme rivali.

Nel 2021, circa il 79% di tutta la seta è stata prodotta in Cina, secondo Textile Exchange,. Il secondo produttore è l’India, con una quota di mercato del 17%.  Nel 2021 sono state prodotte circa 174 mila tonnellate di seta grezza. I volumi di produzione della seta sono più che raddoppiati dal 1990 al 2019 ma ha registrato un calo negli ultimi cinque anni. Alla base di questo trend ci sono diversi fattori: un innalzamento del prezzo della materia prima, perché la Cina ha ridotto l’export della fibra per rispondere alle richieste del mercato interno. Ma non possiamo dimenticare che, come tutte le fibre animali, anche la seta si trova nell’occhio del mirino e ci sono alcuni brand che stanno cercando dei sostitutivi biobased. L’obiettivo è avere un materiale simile alla seta, ma senza ricorrerei ai sintetici. 

Come nasce la fibra di seta

La seta deriva dal baco, il Bombix Mori: questo nasce da piccole uova che possono raggiungere dimensioni di 8 cm di lunghezza e 1 cm di diametro. Il baco si nutre di foglie di gelso ed è voracissimo. Raggiunta la sua maturazione smette di alimentarsi e fila il suo bozzolo producendo una fibra lunga circa 900 metri: emette dalle proprie ghiandole due fili di bava filamentosa che lo avvolgono completamente, e gli permettono la trasformazione in crisalide prima e in farfalla poi.

La fibra di seta, a seconda dei procedimenti di lavorazione che ha subito, si presenta via via sempre più pregiata perché ad ogni processo una parte di questa, il “cascame”, viene persa, anche se poi riutilizzata in un secondo momento per formare altre tipologie di filato, aumentando così sempre più la sua qualità.

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La fibra di seta viene classificata in base al paese di origine, al colore, al tipo di lavorazione. La fibra va dal bianco, al giallo e al verdognolo: più il colore della fibra è uniforme, senza macchie, più è pregiata. Altro elemento fondamentale è la lucentezza, che generalmente dipende dal grado di lavorazione subito dalla fibra di seta: maggiori processi di sgommatura ( cioè eliminazione della sericina) ha subito, più lucente e migliore sarà.

Il problema da un punto di vista di animal welfare è che, per avere la fibra più pregiata, i bachi da seta vengono uccisi. Le crisalidi, che vengono chiamate pupe, non vanno sprecate. Sono una ricca fonte di proteine, il che li rende uno spuntino popolare in molti paesi asiatici. I bozzoli esterni sono usati anche come fertilizzante.

Oggi questi bachi sono addomesticati. Le falene non possono volare e si affidano all’assistenza umana per accoppiarsi, quindi la loro capacità di sopravvivere oltre il bozzolo è limitata. Se si usa la fibra discontinua questo problema viene evitato, il baco non viene ucciso, ma si usa la crisalide per recuperare i materiali. Però à una fibra meno pregiata

La seta Ahimsa, nota anche come “seta della pace” o seta non violenta, consente alla falena di lasciare il bozzolo prima che venga bollita. Alcune sete che rientrano nell’ombrello Ahimsa include la “seta Eri”. La seta Eri utilizza bachi da seta addomesticati alimentati con piante di ricino che non vengono danneggiati durante il processo di produzione.

L’intervista a Silvio Mandelli

Della seta non si butta via niente, e Silvio Mandelli nell’intervista di questo episodio ci aiuterà a capire quali materiali si possono produrre con i cascami. Cosetex, la sua azienda, è specializzata nella produzione di seta discontinua e appunto nella gestione dei cascami. Ad esempio si possono realizzare caldissimo imbottiture (si, ho detto caldissime) o altri materiali per settori diversi da quello della moda. 

Photo cover: Courtesy Cosetex website