Si chiama Muskin la risposta italiana all’interesse crescente del mondo della moda per i materiali alternativi alla pelle fatta con i funghi. Un’innovazione alla quale l’azienda toscana Grado Zero, diventata centro di ricerca Pangaia, sta lavorando da anni e che adesso è pronta a entrare sul mercato con il prodotto ReMuskin. La caratteristica di questo materiale è che per produrlo viene utilizzato un fungo parassitario che cresce con facilità in numerose zone. Ad esempio il team di Grado Zero ha trovato questo fungo anche in Toscana.
E’ un fungo parassitario, che quindi si attacca all’albero e ne prende le sostanze: rimuoverlo è un’azione positiva anche per la pianta. La raccolta è fatta a mano, ma di fatto l’impatto ambientale di questo materiale è praticamente nullo. Nel 2012, quando il team di ricerca ha iniziato a lavorare sul progetto, la raccolta è stata di 10 kg, nel 2022 è stata di una tonnellata. Per il prossimo futuro le prospettive sono ancora migliori.
Non solo: strada facendo Grado Zero ha scoperto che il fungo è anche un antibatterico naturale. Insomma, una soluzione affascinante, anche se non può essere pensata per un mercato di massa.
Quando si parla di una innovazione di questo tipo, il problema è la scalabilità della produzione, che è l’unica strada per rendere disponibile il materiale. Il team di Grado Zero ben presente questo punto e ha infatti studiato due soluzioni diverse.
MuSkin e ReMuskin: la stessa anima per due materiali diversi
Come vi ho appena spiegato, MuSkin è il fungo raccolto e trattato per ricavarne la parte centrale, che poi sarà utilizzata come materiale. Non viene utilizzato nessun agente chimico ed ha una mano morbida che lo rende particolarmente adatto per applicazioni a contatto con la pelle, come ad esempio i bracciali per gli orologi. E’ acquistabile anche in piccole quantità sul sito di Life Materials.
Un prodotto di questo tipo, totalmente naturale, è legato a variabili come la raccolta, la resa, la situazione metereologica, che lo rende difficilmente utilizzabile per grandi progetti sul mercato.
Per questo Grado Zero ha sviluppato ReMuskin. Praticamente in questa versione il materiale viene polverizzato e si utilizza un legante a base cellulosica, che rende il prodotto biodegradabile. La consistenza è diversa, più simile alla pelle e quindi è più facilmente utilizzabile. Questo tipo di processo è scalabile e può rappresentare una alternativa per i brand che vogliono lavorare con questa categoria di materiali. Pangaia sta già rendendo disponibile ReMuskin sul mercato e c’è già l’interesse di diversi brand, soprattutto dopo l’esito della vicenda Mylo.
L’innovazione Mylo di Bolth Threads si è presa una pausa
Proprio qualche settimana fa la start up statunitense Bolth Threads ha deciso di mettere in pausa il progetto Mylo per mancanza di fondi. Mylo è un materiale a base di funghi che Bolth Threads aveva sviluppato grazie a un Consorzio con Adidas, Stella Mac Cartney, Lululemon e Kering. Dei compagni di viaggio solidi, che hanno anche utilizzato il materiale in delle capsule. Non è stato sufficiente a permettere alla start up di industrializzare Mylo e raggiungere quindi una fetta più ampia e più stabile di mercato. Fino ad oggi Bolth Threads aveva raccolto 300 milioni di dollari di finanziamenti, ma non è riuscita a mettere insieme i fondi necessari per industrializzare il prodotto. La produzione di Mylo si basa sull’utilizzo di funghi coltivati in determinati condizioni, per rendere il materiale disponibile e garantirne il livello qualitativo.
E’ un approccio completamente diverso da quello di MuSkin, che ha come punto di forza proprio la totale naturalità del prodotto, interamente made in Italy, realizzato da una filiera locale. La ricerca ha i suoi tempi, a volte forzare i processi fa allontanare dal risultato finale. Il team di Grado Zero mi ha raccontato di aver investito 10 mila euro per lo sviluppo del loro progetto; Bolth Threads si è fermata a 300 milioni di dollari. A volte oltre alle risorse economiche ci vuole anche il tempo per sviluppare qualcosa di innovativo.
Buongiorno Silvia
Molto utile e interessante articolo sulle alternative della pelle
La ringrazio
Chahinez