Un viaggio alla scoperta della lana tra Nuova Zelanda e Australia e della seta in Cina con gli studenti del Biella Master delle Fibre Nobili
DI GIORGIA BRAGAGNOLO – MORENA CHIRIANO – ILARIA LOVERA – CLARA MARINI – LARA LAZZARONI – ANDREA MORO
La prima tappa alla scoperta delle materie prime si è svolta per due settimane in Nuova Zelanda, dove, grazie alla disponibilità degli sponsor che sostengono il Master, i masterini hanno avuto l’opportunità di partecipare alla tosatura delle pecore e lo studio della lana
Nuova Zelanda: la vita nelle farms alla scoperta della tosatura e della New Zealand Merino Company
L’attività si è svolta all’interno di più farms neozelandesi, negli allevamenti di pecore merino nella regione di Otago, nell’Isola del Sud ad osservare la tosatura annuale. L’allevamento di ovini e bovini è cruciale per l’economia neozelandese grazie al clima favorevole. Le fattorie di pecore merino coprono superfici vastissime nelle “high country”, zone remote con un clima estremo che alterna estati molto calde (35/38°C) a inverni rigidi (-10/-20°C). Gli allevatori gestiscono i campi e curano il bestiame con l’aiuto di cani da pastore, nutrendo le pecore con foraggio e mangimi.
Per una gestione efficiente, le pecore sono suddivise in gruppi (mob) secondo l’età e la destinazione:
- agnelli (lambs);
- giovani (hoggets);
- maschi castrati (wethers);
- pecore adulte (mixed age);
- arieti (rams).
Le razze principali allevate per la lana sono le merinos, le halfbreed (un incrocio) e i romney, caratterizzate da diverse finezze, dalla più pregiata (merino) alla più comune (Romney).
La tosa
Tra agosto e settembre, nelle fattorie neozelandesi arriva il periodo della tosatura, un evento annuale fondamentale sia per raccogliere la lana che per alleviare le pecore dal peso eccessivo del vello, che durante l’estate può diventare scomodo e favorire l’accumulo di sporcizia, aumentando il rischio di problemi di salute per l’animale. La tosatura è particolarmente impegnativa ed è svolta da squadre di professionisti che usano macchinette apposite per la tosa del vello secondo una procedura ben precisa (la tosa parte dal ventre, svolgendosi poi su testa, schiena e fianchi). Ogni fattoria dispone di un capannone per la tosatura, con postazioni allineate e tavoli metallici dove il vello appena rimosso viene classificato per qualità visiva, tattile e uditiva.
Dopo la tosatura, la lana è valutata da un esperto in base a colore, consistenza, ondulazione, tenacità e lunghezza, criteri che determinano il suo valore commerciale e l’utilizzo finale. Ogni tipo di lana ha caratteristiche ideali per specifiche applicazioni:
- extrafini, le lane con diametro compreso tra 13 e 15 micron (tipiche proprio delle merinos della Nuova Zelanda). Sono usate in laneria e drapperia, in special modo nel ciclo pettinato;
- fini, le lane con diametro compreso tra 15 e 21 micron (halfbreed). Seguono gli stessi processi delle extrafini;
- medie, quelle con diametro compreso tra 21 e 35 micron (romney), generalmente destinate al ciclo cardato;
- grosse, quelle con diametro superiore a 35 micron. Si tratta di lane denominate anche come “lane da tappeto o da materasso”, appunto perché vengono impiegate per fabbricare tappeti o imbottiture.
L’esperienza presso la New Zeland Merino Company
In Nuova Zelanda, siamo stati ospiti della New Zealand Merino Company a Christchurch, che promuove la produzione di lana merino e il suo utilizzo globale, supportando marchi di alta gamma. L’azienda guida due progetti principali: ZQ e ZQRX. ZQ, avviato nel 2007, è uno standard etico riconosciuto per la lana, focalizzato su diversi aspetti:
- Benessere degli Animali: I coltivatori sono tenuti a garantire che le pecore siano trattate con il massimo rispetto e che abbiano accesso a condizioni di vita adeguate. Questo include spazi aperti, nutrizione di qualità e assistenza veterinaria.
- Sostenibilità Ambientale: ZQ promuove pratiche agricole responsabili che riducono l’impatto ambientale. Ciò include la gestione sostenibile delle risorse naturali, la conservazione della biodiversità e l’uso di tecniche che riducono l’erosione del suolo e l’inquinamento.
- Responsabilità Sociale: Oltre a garantire il benessere degli animali e la sostenibilità ambientale, ZQ si impegna a sostenere le comunità locali, promuovendo pratiche commerciali giuste e rispettando i diritti dei lavoratori.
I prodotti realizzati con lana ZQ sono riconosciuti per la loro qualità eccezionale e per il loro impatto positivo sia sull’ambiente che sulle comunità locali, attirando l’attenzione di marchi di moda e aziende di alta gamma in tutto il mondo. ZQRX è un progetto innovativo e all’avanguardia che si concentra sull’agricoltura rigenerativa, un approccio che mira a ripristinare e migliorare la salute degli ecosistemi agricoli. Questa certificazione è progettata per aiutare gli agricoltori a lavorare in sinergia con la natura, garantendo un miglioramento continuo degli esiti per l’uomo, gli animali e l’ambiente.
Le caratteristiche principali di ZQRX includono:
- Agricoltura Rigenerativa: ZQRX incoraggia pratiche che arricchiscono il suolo, aumentano la biodiversità e migliorano la salute degli ecosistemi agricoli. Gli agricoltori vengono formati su tecniche come la rotazione delle colture, la gestione del pascolo e l’agricoltura di precisione.
- Valutazione Continua: Attraverso un sistema di monitoraggio e valutazione, gli agricoltori ZQRX possono misurare i progressi nel miglioramento della salute del suolo, della qualità dell’acqua e della biodiversità. Questo approccio scientifico permette di adattare le pratiche agricole in base ai risultati ottenuti.
- Impatto Positivo: L’obiettivo finale di ZQRX è quello di generare risultati benefici non solo per gli agricoltori, ma anche per le comunità locali e l’ambiente. Le pratiche agricole rigenerative possono contribuire a mitigare il cambiamento climatico, migliorare la qualità del cibo e sostenere la sicurezza alimentare.
La New Zealand Merino si occupa anche di formazione di nuove figure da inserire nel settore per impieghi lavorativi che stanno sempre più venendo a mancare. In particolare, formano i tosatori, che svolgono un lavoro estremamente duro fisicamente e anche figure come gli esperti di selezione delle lane.
Australia con The Woolmark Company e Australian Wool Innovation
L’ESPERIENZA DI VENDITA DELLA LANA ALLE ASTE
Qualcosa che in pochi sanno, se non gli addetti al settore, è che la lana si vende all’asta. Di fatti questo prodotto così legato alla tradizione, ma non tradizionalista, viene ancora oggi venduto utilizzando il vecchio sistema dell’asta, ovviamente con tanto di tecnologia a supporto. L’asta di svolge non troppo lontano da Sydney, in una sede che tra storia e modernità, raccoglie proprio tutte le lane (o quasi) di provenienza australiana e neozelandese. Una sala è dedicata ai campioni di lana delle varie fattorie e gli esperti hanno modo di toccare con mano la mercanzia, suddivisa a seconda delle parti del vello e dei micronaggi.
Poi all’ora stabilita in due salette contingenti avviene l’asta. Ci sono poche persone, con alle mani computer, fogli e calcolatrici e devono essere rapidissimi. Il giudice grida un nome e presto gli esperti si affrettano a rispondere in poche frazioni di secondi, facendo presto i loro calcoli e appuntando ogni cosa ad una velocità incredibile, quando in una manciata di secondi è stato stabilito il fortunato vincitore, il giudice d’asta dichiara il nome dell’azienda e procede al lotto successivo. Nel frattempo, sulla schermata alle sue spalle vengono proiettati tutti i dettagli in merito alle lane all’asta
THE WOOLMARK COMPANY E AUSTRALIAN WOOL INNOVATION
In Australia, uno dei compiti principali degli operatori del settore è organizzare la vendita della lana alle aste. Questo è anche uno dei motivi per cui una delle aziende più importanti al mondo che collega agricoltori e trasformatori si trova proprio qui. Una fetta, dunque, della comunità che opera all’interno di questa filiera in Australia è proprio dedita a creare una connessione tra questi due importanti stakeholder e una promozione della lana a livello internazionale. Le relazioni con la Nuova Zelanda sono evidenti e, nonostante quest’ultima stia provando ad organizzarsi in maniera indipendente, resta di fatto che ancora molti farmer neozelandesi si appoggino proprio a questa nota azienda australiana per la promozione del loro altissimo prodotto di qualità. Non mancano ovviamente all’appello anche i farmer australiani, che allevano le pecore Merinos e non, e che competono spesso tra loro per aggiudicarsi i premi di miglior qualità e pregio per il loro prodotto. Questo permette loro di essere riconosciuti sul mercato internazionale, specie su quello italiano che rimane comunque uno degli acquirenti più rilevanti, soprattutto per quanto riguarda la fibra di più alto pregio. Un tema importante che ci ha accompagnati nel nostro viaggio è quello della sostenibilità, che abbiamo approfondito grazie alla Woolmark Company, una delle principali organizzazioni mondiali impegnate nella promozione della lana Merino, fibra naturale e rinnovabile che si distingue per le sue proprietà sostenibili e per il ruolo positivo nella lotta al cambiamento climatico. Attraverso un lavoro costante di ricerca, educazione e collaborazione con agricoltori e produttori, Woolmark guida il settore tessile verso pratiche più ecologiche e responsabili.
Uno degli aspetti chiave del contributo di Woolmark alla sostenibilità è la promozione della lana come alternativa alle fibre sintetiche, che derivano dal petrolio e rilasciano microplastiche dannose per l’ambiente. La lana, essendo biodegradabile, si decompone naturalmente senza lasciare residui inquinanti. Woolmark supporta inoltre un’agricoltura rigenerativa, che include pratiche di pascolo controllato per favorire la salute del suolo, incrementare la biodiversità e migliorare la capacità del terreno di assorbire CO₂. Questi processi aiutano a creare un ecosistema più resiliente, in grado di mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Oltre a promuovere la fibra stessa, Woolmark investe in innovazioni che migliorano la tracciabilità e la trasparenza della filiera, fondamentali per garantire una produzione etica e a basso impatto ambientale. Attraverso certificazioni e progetti di ricerca, l’azienda punta a educare il settore moda e i consumatori sui benefici di un abbigliamento più responsabile. Woolmark lavora anche con brand internazionali per creare capi di alta qualità e duraturi, enfatizzando l’importanza di un consumo più consapevole
Cina: la seta
LA STORIA DELLA SETA
L’ultima esperienza del nostro viaggio alla scoperta delle materie prime ha avuto luogo nella regione del Jiangsu, dove noi masterini abbiamo avuto modo di conoscere a fondo il processo di lavorazione della seta, fibra millenaria, scoprendo che la sua lucentezza è ciò che la rende speciale e unica. La sua storia è davvero affascinante. L’industria della seta ha le sue origini in Cina, con tradizioni e leggende che raccontano diverse versioni su come e quando sia iniziata. Le antiche cronache cinesi, considerate le più attendibili, attribuiscono l’inizio della bachicoltura e della coltivazione del gelso all’imperatrice Xi Ling Shi, moglie dell’Imperatore Giallo (2698 a.C.)
Si racconta che un giorno, mentre l’imperatrice sorseggiava una tazza di tè sotto un gelso, un bozzolo cadde nella bevanda e, grazie al calore, iniziò a dipanarsi, rivelando un filo lungo quasi un chilometro. Da quel momento, l’imperatrice decise di allevare i bachi da seta, nutrendoli con foglie di gelso. In Cina, la seta era inizialmente riservata alla produzione di abiti per gli imperatori e le imperatrici, e solo più tardi fu destinata anche ai membri della corte e ai sacerdoti, rimanendo comunque all’interno dell’impero. Secondo la leggenda, intorno al V secolo a.C., una principessa cinese, promessa in sposa a un principe straniero, riuscì a contrabbandare uova di baco e semi di gelso nascondendoli nella sua acconciatura, esportando così la cultura della seta fuori dalla Cina. La seta si diffuse poi nelle altre regioni asiatiche, per giungere in Europa grazie all’Impero Bizantino. Fino agli anni ’50 del Novecento, l’Italia era, dopo Cina e Giappone, uno dei principali produttori di bachi da seta al mondo. Oggi, l’allevamento dei bachi non è più praticato in Italia, ma alcune aziende continuano a lavorare questa preziosa fibra, trasformandola in capi di alta qualità e pregio. Il nostro viaggio ha avuto come fulcro Nanjing, una delle principali città mondiali per la produzione e lavorazione della seta, dove sono state seguite tutte le fasi del ciclo della seta, dalla sericoltura fino al prodotto finito, grazie alla collaborazione con i nostri sponsor.
La visita è iniziata con l’esplorazione degli ambienti dedicati all’allevamento del Bombyx Mori, il baco da seta che si nutre esclusivamente di foglie di gelso. Questi bachi seguono un ciclo vitale complesso di circa 50-60 giorni, che culmina nella formazione del bozzolo, dal quale si ottiene il prezioso filo di seta. La selezione dei bozzoli è un passaggio cruciale: i migliori sono destinati alla filatura di alta qualità per tessuti pregiati, mentre i bozzoli di qualità inferiore vengono usati per tessuti meno pregiati o lavorazioni specifiche, come lo shantung.
Un aspetto affascinante del processo è la trattura, ovvero l’estrazione del filo di seta dai bozzoli. Questo processo prevede l’immersione dei bozzoli in acqua calda per rimuovere la sericina, una sostanza che ricopre il filo. Successivamente, i filamenti vengono uniti per formare un filo continuo, che viene poi avvolto in matasse e preparato per le lavorazioni finali.
Un altro argomento trattato durante questa esperienza è stata la lavorazione dei cascami di seta, cioè i residui dei bozzoli non filabili o delle fibre rimanenti, conosciuti come seta Schappe. Questa seta, pur non avendo la qualità del filato continuo, trova largo impiego in applicazioni tessili di alto livello. Per renderla utilizzabile, viene sottoposta a un trattamento chimico per ammorbidirla e purificarla, poi viene pettinata e tagliata.
Questa esperienza ci ha offerto una visione di come l’antica tradizione della produzione della seta sia ancora oggi di grande valore, grazie a lavorazioni artigianali unite a un forte impulso innovativo. La collaborazione tra aziende italiane e cinesi evidenzia le potenzialità di queste partnership internazionali per valorizzare materiali pregiati come la seta, preservando le tradizioni ma con un occhio attento al futuro e al mercato di oggi.
COS’E’ IL BIELLA MASTER DELLE FIBRE NOBILI
Il Biella Master delle Fibre Nobili è un corso di 13 mesi che dalla prima edizione del 1989 si impegna a formare giovani laureati nel settore del tessile-abbigliamento: in un momento di grande crisi come quella che il nostro settore sta attraversando, il Master si impegna a formare e sensibilizzare i propri studenti su temi principali quali funzionamento dei mercati, le comunità che operano attorno alle fibre e la lotta per il cambiamento climatico, in accordo con le lezioni frontali svolte in classe alternate a tirocini mirati ed esperienze all’estero alla scoperta principalmente delle materie prime