La moda può rallentare il proprio ritmo? Si può scegliere di fare business in maniera responsabile, valorizzando la qualità e l’estetica, invece che la quantità? Ne ho parlato con Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber: naturalmente si può, anzi si deve.
Slow Fiber nasce dall’incontro di Slow Food Italia e 22 realtà italiane della filiera tessile e dell’arredamento che, attraverso i loro processi produttivi, vogliono rappresentare un cambiamento positivo grazie alla creazione di prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli.
Si tratta di aziende intergenerazionali che vantano una storia importante nel settore della produzione vestiaria e dell’arredamento, che a oggi impiegano più di 1000 persone e raggiungono un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro.
La moda corre sempre più veloce
Quattro stagioni, 52 stagioni, una stagione tutti i giorni, nessuna stagione: quando si parla di moda, sono tutte opzioni possibili e un anno non ha per tutti la stessa intensità produttiva. Si basano su un solo fattore: la velocità con la quale si riesce a proporre nuovi capi sul mercato, rinnovando l’offerta. Quindi non è nemmeno corretto chiamarle “stagioni” ma ci serve per evidenziare l’assurdità del fattore temporale che non esiste più. Il fast fashion ci ha abituato a una proposta di capi in negozio che si rinnova tutte le settimane e quindi a una domanda che deve essere continuamente stimolata. Comprare, consumare, gettare via: una spirale che ha portato a un livello di sovrapproduzione che danneggia il Pianeta. Ma cosa succede se il fast fashion non è il più veloce in questa corsa all’acquisto dell’abito giusto del momento? Ecco che arriva l’ultra fast fashion.
Stiamo parlando di cinque colossi che sono diventati l’oggetto del desiderio soprattutto dei giovanissimi: SHEIN, Fashion Nova, Boohoo, PrettyLittleThing e Cider. Nel loro caso non si può dire che hanno una proposta che si basa sui trend, perché non possono dare a un trend il tempo di prendere forma e svilupparsi. La loro proposta si basa su micro trend: ogni giorno migliaia di articoli nuovi vengono resi disponibili sui loro siti e ogni giorno quell’offerta deve essere spinta per dare forma a un desiderio di acquisto che può essere soddisfatto in maniera immediata. I loro capi costano pochissimo, sono di pessima qualità, vengono indossati un paio di volte e poi buttati via, per lasciare posto al trend del giorno.
L’intervista a Dario Casalini
Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber, è il protagonista dell’intervista di questo episodio: imprenditore, scrittore, docente universitario. Insomma, tantissimi spunti, per pensare a un futuro slow per la moda. Ascoltare l’episodio se volete saperne di più.