Stiamo inondando il mondo di rifiuti tessili ed è come se ce ne fossimo accorti solo negli ultimi mesi. Il fast fashion ci ha abituati a un consumo “usa e getta” di quello che indossiamo, ma è arrivato il momento di cambiare il rapporto con il nostro armadio. Si intitola “I vestiti che ami durano a lungo” il libro di Orsola De Castro, founder di Fashion Revolution, attivista e pioniera dell’upcycling. E’ la protagonista dell’intervista di questo episodio: riparare può diventare un gesto rivoluzionario, se serve a farci amare quello che acquistiamo. Dite basta allo shopping compulsivo, alla fine quello che acquistiamo racconta molto di quello che siamo.
“I vestiti che amano durano a lungo”
Ho avuto la fortuna di leggere in anteprima il libro di Orsola De Castro “I vestiti che amano durano a lungo”, edito da Corbaccio, che uscirà in libreria l’11 marzo. In Gran Bretagna è già uscito e sta già diventando un best seller. Tocca tutti i temi più interessanti della sostenibilità nella moda, dai materiali, alle nuove tecnologie, per arrivare all’aspetto etico e alla responsabilità, ma soprattutto è un invito rivolto a ognuno di noi a scendere in campo per fare ognuno la nostra parte.
Ascoltiamo continuamente i numeri esorbitanti relativi all’accumulo di rifiuti tessili che stanno invadendo il mondo: vengono prodotti dai paesi più ricchi, finiscono nei paesi più poveri e poi la loro fine è nella maggioranza dei casi l’inceneritore. Secondo Ellen Mac Arthur Foundation solo l’1% dei rifiuti tessili viene riciclato. E’ vero che su questo tema adesso ci sono tantissimi progetti in fase di studio, che vanno dal riciclo meccanico al riciclo chimico dei materiali. Ma la verità è che quello che indossiamo non è progettato per essere riciclato, ma solo per renderci felici nell’attimo in cui lo indossiamo. Fino a quando decidiamo di abbandonarlo in un sacco da donare a un’organizzazione caritatevole. Ci fa sentire buoni, ma in realtà ci stiamo solo lavando la coscienza perché la vita di quell’abito non è finita e la sua seconda vita potrebbe non essere una bella storia. Come se ne esce?
Armatevi di ago e filo: inizia la rivoluzione
Dobbiamo tornare ad amare quello che indossiamo e quindi dobbiamo imparare a prendercene cura. Si tratta di un vero e proprio gesto rivoluzionario: riparare, manutenere, ritardare al massimo il momento in cui quell’abito uscirà dalla nostra vita. E per farlo dobbiamo anche riscoprire attività che un tempo in tutte le case si facevano con semplicità: dobbiamo prendere in mano un ago, imparare a riparare, a ripulire, a ravvivare i tessuti. Vi siete resi conto che in questi tempi di pandemia c’è stata una grande riscoperta del fai-da-te? Fate un giro su Instagram seguendo l’hashtag #repair e vedrete calzini e maglioni bucati che sembrano opere d’arte.
Se non volete farlo voi, c’è chi può riparare i vostri vestiti
Se non vi sentite ancora in grado di armarvi di ago e filo, potete cercare qualcuno che rimette a posto i capi per voi. In ognuna delle nostre città, con un po’ di fatica, si possono trovare piccoli negozi artigianali che fanno riparazioni o rimettono a misura gli abiti. La sarta o il sarto, figure che ormai erano vicine all’estinzione, diventeranno delle attività molto richieste nei prossimi anni. Quello che sta succedendo in Gran Bretagna ce lo dimostra: ci sono tante start up interessanti che stanno prendendo forma proprio in questo campo.
Da esplorare anche il bellissimo mondo delle sartorie sociali, luoghi di recupero di persone svantaggiate, che imparare un mestiere e che hanno la possibilità di rimettersi in gioco in un’attività. Ad esempio a Firenze opera la Cooperativa sociale Atelier , in collaborazione con l’azienda sanitaria: esegue lavori di riparazione e adeguamento capi per privati; confeziona articoli ricamati a mano. A Roma c’è la bellissima realtà di Coloriage, un vero e proprio centro culturale in cui artigiani di ogni provenienza condividono la propria esperienza e le proprie conoscenze tecniche. C’è anche un atelier di sartoria che opera al suo interno dove si realizzano e si riparano abiti per privati. A Torino l’Orlando Furioso non solo offre servizi di sartoria, ma realizza anche delle piccole collezioni a Km1, come raccontano sul sito. Merita una visita, almeno virtuale, anche la Cooperativa sociale Banco Lotto n.10 a Venezia, che realizza capi con la collaborazione delle detenute della Casa di Reclusione delle donne della Giudecca.
Lavare meno, lavare meglio
Altro tema importante è la cura dei capi: è necessario lavarli poco, con attenzione, spazzolarli, cercare di ridurre l’impatto della loro manutenzione. Io ricordo che un tempo mia nonna ai maglioni “faceva prendere aria” alla finestra invece di lavarli, si possono anche rinfrescare con il vapore della doccia. Quello che è certo è che i lavaggi in lavatrice hanno un notevole impatto, per questo i capi non dovrebbero mai essere lavati a una temperatura superiore ai 40 gradi. L’ammorbidente deve assolutamente essere evitato e per i detersivi, meglio scegliere quelli che contengono sostanze naturali e biodegradabil, meno aggressivi sull’ambiente. Dobbiamo imparare a leggere le etichette di quello che acquistiamo, sia dei capi che dei detersivi. Naturalmente un capo in fibre naturali sarà più facile da rinfrescare senza un lavaggio rispetto a un capo che invece è realizzato con fibre sintetiche. Ci sono tantissime cose da prendere in considerazione per ridurre il nostro impatto ed è difficile metterle tutte in fila. Il modo migliore è quello di fare un passo per volta, senza correre, ma senza nemmeno andare troppo lentamente. La strada è lunga, ma il cammino sarà pieno di soddisfazioni. A volte la gioia si raggiunge anche con un ago in mano: nel libro di Orsola De Castro ci sono delle grandi idee per intervenire sui propri jeans per renderli unici. Difficile resistere alla tentazione di provare.
Acquistare un vestito? un gesto di responsabilità. L’intervista a Orsola De Castro
Quando scegliamo di acquistare un abito ce ne assumiamo la responsabilità e dobbiamo prendercene cura: Orsola De Castro me lo ha spiegato benissimo nell’intervista, esprimendo chiaramente il concetto che anche un capo di pessima qualità deve durare a lungo. Dovevamo pensarci prima di comprarlo.
Orsola De Castro è la co-founder di Fashion Revolution, il movimento mondiale per la promozione della moda sostenibile. Ha anche una lunga esperienza nel mondo del fashion ed è una pioniera dell’upcycling. Ma non credo che abbia bisogno di presentazioni. Ascoltate l’intervista.
Penso che sia una cosa molto positiva! Riciclare tutto ciò che può essere usato più di una volta è un’ottima rivoluzione.
Il cambiamento deve partire dai nostri comportamenti: le nostre scelte hanno il potere di cambiare le cose!