Nelle scorse settimane mi è capitato di leggere spesso titoli dedicati alla Finlandia, definita da qualcuno addirittura “capitale del tessile sostenibile”. Sicuramente un buon ufficio stampa ha saputo far girare il comunicato nei canali giusti, ho pensato: quella che veniva trasmessa era una notizia facile, di quelle che si scrivono senza pensarci troppo. La piccola Finlandia può rappresentare un distretto produttivo del tessile e dell’abbigliamento? Mi sono messa a fare una ricerca e ho scoperto che non possiamo certo parlare di una capitale, vista la modesta dimensione del tessuto produttivo, ma sono arrivata alla conclusione che effettivamente in Finlandia sta accadendo qualcosa di interessante.
Una nuova competenza basata sul riciclo
La Finlandia ha senza dubbio giocato bene le proprie carte: se non hai un grande know how, non puoi vantare eccellenze particolari e un settore è di fatto per te inaccessibile a certi livelli, cosa puoi fare? Ti crei una specializzazione forte. Questo ha fatto la Finlandia, che negli ultimi anni ha investito forte sul tema del riciclo e dell’economia circolare. Lo stile essenziale e pulito tipici del designo nordico hanno contribuito a fare in modo che prendessero forma anche dei brand che non fanno grandi numeri, ma presentano un’estetica e un’esperienza che si sta facendo notare.
Se in Finlandia sta accadendo questo piccolo “miracolo sostenibile” non è un caso, ma anzi sembra esserci una strategia ben studiata: non può essere un caso che al quarto posto nella classifica delle migliori fashion school del mondo si trovi The School of Arts, Design and Architecture della Aalto University, addirittura una posizione davanti alla Central Saint Martin di Londra.
Quando la legge crea un’opportunità
L’economia circolare e il riciclo sono i due punti centrali della strategia che sta portando avanti la Finlandia. Dal 2025 una normativa europea ha imposto a tutti i Paesi membri l’obbligo della raccolta differenziata nel tessile (ve ne ho parlato qui): la Finlandia ha deciso di anticipare l’entrata in vigore di questa legge al 2023, perché sta mettendo a punto diversi impianti e tecnologie innovative per il riciclo dei tessili a fine vita. Se tutto funziona come deve, per il 2025 il loro sistema sarà già messo a punto e potranno gestire i materiali anche di altri Paesi. In Italia, in realtà, l’entrata in vigore della raccolta differenziata dei tessili è stata addirittura anticipata al 2022, ma ancora non si è ben capito come dovrà funzionare.
Alla scoperta delle aziende tessili finlandesi
La Finlandia si è impegnata nella creazione di una vera e propria filiera circolare, che va dalla gestione dello scarto tessile alla produzione dei capi. Rester è l’azienda che si occupa della gestione degli scarti tessili. Sta realizzando un innovativo impianto a Paimio, nel sud della Finlandia, destinato a trasformare i prodotti tessili a fine vita in materia prima. Si occuperà anche dei sottoprodotti e ha l’ambizione di diventare il più grande impianto per la gestione dei rifiuti tessili del Nord Europa.
Spinnova produce la fibra dalla pasta di legno senza l’uso di sostanze nocive. La produzione di fibra tessile sostenibile fatta con il metodo di Spinnova crea 0% di rifiuti, 0% di microplastiche e ha emissioni di CO2 e consumo di acqua minimi. Vanta già collaborazione importanti come quella con H&M e con Marimekko.
Infinna è la fibra tessile rigenerata realizzata dall’azienda Infinited Fiber Company, con i rifiuti tessili. E’ una fibra particolare, di alta qualità, che ricorda il cotone. Le fibre create hanno proprietà antimicrobiche naturali, sono biodegradabili, non contengono microplastiche e possono essere riciclate insieme ad altri scarti tessili. Quest’azienda sta portando avanti anche un grosso progetto insieme ad altri partner: si chiama New Cotton Project, è interamente finanziato dall’Unione Europea, e prevede per un periodo di 3 anni la raccolta e selezione dei materiali tessili di scarto con i quali saranno poi realizzate nuove fibre. Un progetto pilota che prevede la creazione di nuovi materiali che saranno poi sperimentati da Adidas e H&M.
C’è poi NordShield®, che è un trattamento antimicrobico totalmente sostenibile, privo di metalli pesanti. Si tratta di tecnologia antimicrobica innovativa a base naturale che funziona contro batteri, funghi e virus, anche il coronavirus, secondo le sperimentazioni effettuate.
Infine c’è Ioncell che ricicla tessuti a base cellulosica e anche giornali vecchi, per creare nuova fibra che può essere utilizzata anche per la produzione di tessuti per l’arredamento e la moda.
Un piccolo Paese, una grande ambizione
E’ vero, ci sono esperienze interessanti in Finlandia, ma torniamo con i piedi per terra e guardiamo i numeri: i dati ufficiali più aggiornati che ho trovato sono del 2012 e parlano di 10 mila addetti: sono 2 mila gli addetti nel tessile e 8 mila quelli dell’abbigliamento. Tra l’altro gli stessi dati del Ministero che ho controllato parlavano di una forte propensione all’importazione di tessuti per il fashion da altri paesi, non essendoci una filiera in grado di produrre certi materiali. Quindi non è che dobbiamo temere che la Finlandia rubi all’Italia lo scettro di patria europea del tessile. Avrei più paura della Spagna, in questo campo. Però in Finlandia stanno accadendo delle cose interessanti ed giusto tenere gli occhi aperti. E magari pensare a come utilizzare questi nuovi materiali per creare qualcosa di bello.
I tuoi articoli sono sempre molto interessanti grazie
Grazie!