Si può coltivare il cotone in Italia? Si faceva e si può fare ancora oggi, con risultati interessanti. L’idea è venuta tre anni fa a due imprenditori pugliesi, Pietro Gentile e Michele Steduto, fondatori del marchio di camiceria Gest: due pionieri che adesso in tanti vorrebbero imitare. Se qualcuno pensava che la loro iniziativa fosse una meteora, si sbagliava di grosso: adesso sono pronti a mettere anche sul mercato la fibra made in Puglia. Ne ho parlato con loro nell’intervista di questo episodio.

Il cotone made in Puglia

Quando hanno iniziato a proporre la loro idea Pietro Gentile e Michele Steduto, fondatori del marchio Gest, non hanno incontrato grande entusiasmo: perché coltivare il cotone in Italia, era la domanda che veniva rivolta loro più spesso. Ma loro non si sono fatti scoraggiare e sono andati avanti con la loro idea. E così si sono messi a studiare e tre anni fa hanno iniziato la loro prima piantagione nella piana di Capitanata, in Agro San Severo, provincia di Foggia.

All’inizio sono stati coltivati solo tre ettari, ma i risultati sono stati interessanti e un paio di settimane fa la nuova semina ha interessato 50 ettari di territorio, tutto rigorosamente biologico. In questo modo la Gest potrà avere cotone per la propria attività e anche materia prima da condividere con alcuni partner, perché inutile dire che l’idea del cotone italiano sta riscuotendo un grande interesse. Proprio per questo i due imprenditori stanno coinvolgendo altri coltivatori, cercando di incrementare la produzione. E questi primi anni di lavoro dimostrano che i risultati possono essere molto interessanti.

Eppure coltivare il cotone non è un’idea nuova, perché nel Novecento il cotone veniva coltivato nel sud Italia e in Sicilia. E infatti proprio in Sicilia stanno nascendo altre iniziative per la coltivazione del cotone, recuperando anche qui un pezzo di storia. L’azienda Agricola Santiva, a Pollina, ha avviato una piccola produzione e sta cercando di coinvolgere altri coltivatori, mettendo a disposizioni macchinari e know how.

Coltivare il cotone non è per niente semplice: anche se in Italia c’è una storia di coltivazione di questa fibra, l’esperienza è andata completamente persa. Non ci sono competenze, non ci sono macchinari, non ci sono nemmeno i semi e infatti la sperimentazione dei due imprenditori pugliesi si è dovuta spingere a ricreare una filiera praticamente da zero. E poi anche sui processi e i lavoratori la formazione non è di poco conto. 

Le piantagioni di cotone, una storia anche italiana

Quando si parla di cotone si ha a che fare con la storia e sopratutto con la cultura tessile, perché questa fibra ha segnato il mondo molto più di quello che immaginiamo. La rivoluzione industriale affonda le sue radici proprio nella necessità di produrre filati e tessuti in quantità, per un mercato che era in grande espansione. E la coltivazione del cotone è legata a doppio filo alla schiavitù e allo sfruttamento. Coltivazione negli Stati Uniti, processo industriale nel Regno Unito: ecco quello che succedeva nell’Ottocento. Poi però gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare la guerra di secessione e la produzione del cotone, che avveniva nella maggioranza dei casi nelle piantagioni dove lavorano persone in condizione di schiavitù, si è interrotta. 

Serviva un’alternativa produttiva per il mercato europeo, ed ecco che entra in gioco l’Italia: tra la Sicilia, la Puglia, la Calabria, si inizia a coltivare il cotone, nascono anche degli stabilimenti per la ginnatura. Ma quando la guerra di Secessione è terminata e i traffici sono ripresi normalmente, lo scenario è di nuovo cambiato, anche se il cotone italiano si è continuato a produrlo.

Nel 1957  veniva coltivata una superficie totale di quasi 35.000 ettari, di cui 14.500 nell’agrigentino ed il resto quasi completamente nella piana di Gela.

Ma con l’avvento delle fibre sintetiche, la produzione si è fermata definitivamente e questo ha portato alla chiusura degli stabilimenti e soprattutto alla perdita del know how.

Dalla fibra alla confezione, la scelta 100% made in Italy

Gli imprenditori di GEST hanno dimostrato che possiamo tornare a coltivare il cotone anche in Italia: certo non può rappresentare un’alternativa al normale approvvigionamento di questa fibra, ma è importante continuare a fare ricerca e affinare un know how che potrà risultare utile. Vi ricordo che la penuria di materie prime è il più grande problema che stiamo affrontando in questo momento.

Le camicie di GEST: dalla fibra alla confezione, tutto made in Italy. Pietro Gentile e Michele Steduto, fondatori del marchio mi hanno parlato del loro progetto e dei prossimi obiettivi nell’intervista di questo episodio. Ascoltatelo.