L’adozione della normativa europea sui tessili si avvicina: la Commissione ha elaborato le sue proposte di modifiche alla Direttiva sui Rifiuti, che dovrebbe contenere anche l’introduzione della EPR. Adesso la palla passa al Parlamento europeo e al Consiglio, che dovranno analizzare le indicazioni della Commissione e provvedere ad emendare la direttiva sui rifiuti, in fase di revisione. L’obiettivo è quello di rendere i produttori responsabili dell’intero ciclo di vita dei prodotti tessili e sostenere la gestione sostenibile dei rifiuti tessili in tutta l’UE. In linea con la Strategia per il Tessile Sostenibile e Circolare, le modifiche alla direttiva incentiveranno lo sviluppo del settore della raccolta differenziata, della cernita, del riutilizzo e del riciclaggio dei tessili nell’UE. Secondo la Commissione si prevede l’aumento della disponibilità di tessili usati e l’apertura del mercato della materia prima seconda. Questo creerà posti di lavoro a livello locale e farà risparmiare denaro ai consumatori nell’UE, oltre a ridurre l’impatto ambientale del settore.
Uno schema EPR uguale per tutti i Paesi
Se è certo che gli Stati membri si dovranno muovere all’interno di un quadro normativo unico, è ancora da definire l’intensità della definizione di questo quadro da parte dell’Unione europea. Praticamente ci sono tre opzioni in gioco, che lasciano un diverso grado di autonomia nella predisposizione delle normative EPR dei vari Paesi. Sono tre le opzioni in campo, ma la Commissione caldeggia l’adozione di quella che prevede la definizione dei requisiti normativi nella Direttiva quadro sui rifiuti per chiarire le definizioni e gli obblighi di segnalazione, fissare requisiti minimi per la raccolta e per il trattamento dei tessili usati e di scarto, garantendo il rispetto del gerarchia dei rifiuti. Una misura di punta è l’istituzione di un produttore esteso responsabilità (EPR) per i tessili per garantire i finanziamenti per i sistemi di riutilizzo e riciclaggio e R&S per massimizzare la circolarità del settore.
Come sostenuto anche negli atti preparatori, non avrebbe senso lasciare ad ogni Paese un margine di discrezionalità troppo ampio nel disciplinare questa materia, perché potrebbe essere di ostacolo allo sviluppo di un mercato unico per la materia prima seconda. Ogni Paese membro avrà per un certo margine di manovra nell’adattare la proposta normativa ai propri territori, soprattutto per quello che riguarda la raccolta differenziata, obbligatoria dal 1 gennaio 2025.
I programmi EPR hanno avuto successo nel migliorare la gestione dei rifiuti di diversi prodotti, come imballaggi, batterie e apparecchiature elettriche ed elettroniche. I produttori copriranno i costi di gestione dei rifiuti tessili, il che darà loro anche incentivi per ridurre i rifiuti e aumentare la circolarità dei prodotti tessili, progettando prodotti migliori fin dall’inizio. Quanto i produttori pagheranno al regime EPR sarà adeguato in base alle prestazioni ambientali dei tessili, un principio noto come “ecomodulazione”.
Prima il riuso
Le norme comuni dell’UE sulla responsabilità estesa del produttore semplificheranno inoltre per gli Stati membri l’attuazione dell’obbligo di raccogliere i tessili separatamente a partire dal 2025, in linea con la normativa vigente. I contributi dei produttori finanzieranno investimenti in capacità di raccolta differenziata, cernita, riutilizzo e riciclaggio. Le norme proposte sulla gestione dei rifiuti mirano a garantire che i tessili usati siano selezionati per il riutilizzo e ciò che non può essere riutilizzato sia indirizzato in via prioritaria al riciclaggio. Le imprese sociali attive nella raccolta e nel trattamento dei tessili beneficeranno di maggiori opportunità commerciali e di un mercato più ampio per i tessili di seconda mano.
Oltre a questo, è previsto che ci sia anche un impegno concreto per promuovere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative per la circolarità del settore tessile, come il riciclaggio da fibra a fibra.
Esportazioni illegali di di rifiuti tessili
La proposta affronta anche la questione delle esportazioni illegali di rifiuti tessili verso Paesi che non sono attrezzati per gestirli. La nuova legge chiarirebbe cosa costituisce rifiuto e cosa è considerato tessile riutilizzabile, per fermare la pratica delle esportazioni di rifiuti camuffati come fatti per il riutilizzo. Ciò integrerà le misure previste dalla nuova proposta di regolamento sull’esportazione dei rifiuti (anche questa prevista a breve) che garantirà che le spedizioni di rifiuti tessili avvengano solo quando vi sono garanzie che i rifiuti siano gestiti in modo ecologicamente corretto.
Un problema di definizioni
Nel lanciare le Proposte di modifica alla Direttiva, la Commissione ha evidenziato che uno dei primi scogli di superare è quello di adottare una terminologia unica. Diversi Stati membri hanno definizione diverse di quello che è qualificato “tessuto” (abbigliamento, biancheria HH, scarpe, ecc.) e questo influisce su ciò che sarà coperto dai sistemi di raccolta differenziata.
Gli Stati membri hanno anche criteri di raccolta e cernita frammentati per i tessili (cosa è considerato rifiuto e cosa no, quali sono le categorie di rifiuti, quali sono le norme per la preparazione per il riciclaggio o per il riutilizzo). Questo caos ostacola la circolazione transfrontaliera degli abiti usati e dei rifiuti tessili e la loro potenziale spedizione al di fuori dell’UE per il riutilizzo o per il trattamento dei rifiuti.
Adesso le proposta della Commissione per la modifica mirata della direttiva quadro sui rifiuti sarà esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nell’ambito della procedura legislativa ordinaria.
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