Trasformazione: una parola che abbiamo sentito spesso nelle ultime settimane, sembra diventato un imperativo. Il settore della moda deve essere trasformato: ma cosa significa in concreto? Ne ho parlato con Carlo Cici, economista, Partner & Head of Sustainability Practices di The European House – Ambrosetti, che al Venice Sustainable Fashion Forum ha presentato il report “Just Fashion Transition”.
La moda deve cambiare, non c’è più tempo
“Boosting transition” è il titolo scelto per la seconda edizione del Venice Fashion Forum, che si è svolto qualche giorno fa. A giugno Global Fashion Agenda aveva scelto il titolo “Ambition to action” per il Global Fashion Forum. Il sito di Ellen Mac Arthur Foundation si apre con la frase “Redesining the future of Fashion”, la conferenza di Euratex a Euratex aveva come obiettivo quello di aiutare le aziende a costruire un “sustainable and resilient future”. Insomma, il messaggio mi pare che arrivi da più parti. E’ necessario cambiare, farlo adesso.
Questo richiede due ingredienti fondamentali: competenze e investimenti. Sul versante delle competenze, ci sono diversi problemi. E’ molto complicato trovare personale preparato da inserire in azienda per portare avanti progetti strategici. In molte casi le imprese della filiera moda hanno dimensioni piccole o medie e i professionisti e le professioniste che hanno un certo livello di preparazione sono molto ambiti e alla fine preferiscono inserirsi in realtà più grandi e strutturate. Io credo che questo sia un grande ostacolo.
Poi la filiera moda sta anche incontrando qualche problema di attrazione dei giovani al settore, soprattutto nelle fasi produttive. Molti sono interessati ad inserirsi nella parte creativa, pochi sono interessati ai mestieri della produzione. Ma solo perché si conoscono poco, perché ci sono delle specializzazioni molto affascinanti.
L’altro tema è quello degli investimenti, che sono fondamentali per accompagnare la transizione. Sono necessari per ripensare la produzione, per stimolare la ricerca, per adeguare le aziende alle nuove sfide. Ma gli ultimi anni sono stati molto complicati per il mondo intero e per la moda in particolare, che ha dovuto da una parte affrontare pandemie, rincari energetici stratosferici, calo degli ordini; ma allo stesso tempo ha anche dovuto fare i conti con un sistema generale che spinge per trasformare il settore in maniera circolare e sostenibile, facendolo sentire inadeguato.
Il punto è che il cambiamento è spesso trainato dal mercato, dai brand, che chiedono alla filiera di intervenire e migliorarsi. Adesso ci sono anche le banche: il sistema creditizio deve misurarsi con rating collegati alla sostenibilità e quindi cerca di stimolare le aziende a fare investimenti virtuosi. E’ come essere sulle montagne russe.
L’intervista a Carlo Cici
Come se ne esce? Approcciando il cambiamento, guardando al futuro, perché se non si progetta il futuro si è già perso. Ho parlato di tutto questo con Carlo Cici, Partner & Head of Sustainability Practices di The European House – Ambrosetti. che ha presentato il report “Just Fashion Transition” al Venice Sustainable Fashion Forum. Potete scaricare il report integrale dal sito dell’evento.
Potete scaricare qui il report integrale “Just Fashion Transition”.
Se non smettiamo di produrre il nuovo, non risolviamo. In nessun settore. Dobbiamo investire nel riparare, modificare. Non ci salviamo sennò.