Il 42% dei 92 milioni di rifiuti tessili prodotti ogni anno è attribuito a arredi, articoli per la casa e tempo libero (Rapporto WRAP Textiles), anche se pensiamo sempre al problema degli abiti usati e non ci rendiamo conto di quanto sia importante la parte tessile per la produzione di articoli da interni. Se ne sono resi conto, però, i brand del fast fashion che soprattutto dopo il Covid, hanno intensificato la propria proposta di interior, aprendo anche negozi dedicati. Si prevede una crescita significativa del settore nel prossimi sette anni: la fascia alta del mercato del mobile e degli oggetti per la casa potrebbe raggiungere il valore di 53 miliardi di euro a livello globale mentre per il mercato dell’ospitalità di lusso si prevede una crescita fino a 213 euro miliardi.

Proprio durante il lockdown c’è stata una grande riscoperta della casa e dell’importanza di vivere in un ambiente gradevole e funzionale, aprendo nuovi sbocchi di mercato che sono stati subito intercettati. E’ arrivato così il “fast interior“, come già è stato soprannominato da qualcuno. I mobili “fast” in genere contengono materiali meno sostenibili e durevoli, ad esempio in truciolato con rivestimento in laminato,  difficili da riparare. Anche la parte tessile di questi oggetti è di bassa qualità, destinata ad essere sostituita velocemente per non annoiare. Per non parlare delle sostanze chimiche nocive e cancerogene che possono essere contenuti in questi arredi: formaldeide, benzene e acetato di vinile. Secondo le statistiche, sono destinarti a durare circa 5 anni: un ciclo di vita molto breve. E dopo finiscono in discarica. Secondo la US Environmental Protection Agency, nel 2018 i mobili rappresentavano il 4,1% dei rifiuti in discarica (12,1 milioni di tonnellate), rispetto ai 2,2 milioni di tonnellate nel 1960.

Mobili vintage, un tesoro da recuperare

I mobili della nonna? Sono dei gioielli da conservare con cura, che con il loro aspetto retrò, possono dare personalità ad uno stile di arredo che oggi è troppo standardizzato. Ottimi materiali, finiture di qualità, le giovani generazioni sono affascinate da questo mondo: non è solo un’occasione di risparmio, anche se a volte con lo stesso investimento previsto per un mobile prodotto in massa, si possono avere mobili di qualità superiore, destinati a durare più a lungo. E’ importante anche l’opportunità di recuperare un pezzo della propria storia familiare o in ogni caso di sentirsi avvolti da un oggetto che ha un fascino che viene dal passato. Questa tendenza ha anche un nome, si chiama “grandmillenial style“. Le texture, le venature e le altre imperfezioni uniche aggiungono calore ad ogni spazio, molto più delle finiture prodotte in serie di oggi. Ciò lascia ai millennial l’aspetto unico che desiderano.

Foto di Peter Herrmann su Unsplash

L’utilizzo di materiali in legno antico e di recupero per mobili e finiture previene l’ulteriore deforestazione degli ecosistemi boschivi più preziosi del mondo. Dare una seconda vita ai materiali naturali più vecchi nella progettazione riduce anche gli sprechi e diminuisce la quantità di anidride carbonica rilasciata dall’estrazione e dal trasporto del legname.

I mobili di recupero sono apprezzati anche per la loro durabilità. Le fibre dense del legno e gli stretti anelli degli alberi sono legati al lungo periodo di crescita naturale, che li rende più resistente alle termiti e alla putrefazione. Il legno vecchio ha inoltre subito numerosi cicli di espansione e contrazione dovuti alle fluttuazioni di umidità, motivo per cui i pavimenti in assi di recupero resistono meglio alla deformazione.

Come valutare la sostenibilità di un mobile

Per valutare la sostenibilità di un mobile, delle sue componenti e quindi anche del tessuto, dobbiamo porci sempre le stesse domande che ci dovremmo rivolgere quando facciamo un acquisto moda:

  • da dove provengono i materiali?
  • chi li ha prodotti? ed è quindi necessario mappare la catena di fornitura. Anche nel mondo dell’arredo la trasparenza è un valore che sta assumendo sempre maggiore importanza.
  • la salute dei lavoratori e degli utilizzatori. L’uso di prodotti chimici nel settore degli interni è molto intenso: ad esempio possono essere effettuati trattamenti antimacchia o antipiega per i tessuti, mentre altri trattamenti interessando i legni o materiali compositi.  Composti Organici Volatili (COV) sono presenti in pitture, colle e vernici presentano rischi sia per i lavoratori che per i lavoratori consumatori – e contribuiscono alle emissioni di gas serra.

I nostri mobili e le nostre decorazioni potrebbero creare dei danni alla nostra salute. L’utilizzo di queste sostanza colpisce in maniera più pesante i bambini, che le inalano in ambienti chiusi: dall’amianto all’arsenico al piombo, la storia dell’interior design è pieno di esempi di sostanze chimiche dannose. Per fortuna ci sono anche delle alternative, come ad esempio i sostitutivi dei  ritardanti di fiamma (FR). Queste sostanze sono necessarie da un punto di vista normativo per garantire alcune performance al mobile, ma allo stesso tempo possono essere pericolose. Cominciano ad appare sul mercato i ritardanti di fiamma a basso impatto. Garantire la compliance al REACH del settore dell’arredo è una sfida sulla quale sono impegnati molti operatori.

E sulla circolarità?

Il riuso di certi mobili è affidato a mercatini locali o a iniziative di scambio, ma il loro ingombro rende difficile immaginare un mercato ad ampio raggio, a meno che il mobile non abbia un valore che giustifichi l’impegno logistico. Più complicato quando si parla di riciclo. Ci sono ancora poche iniziative, molte a livello embrionale, che gestiscono il fine dei mobili, con il disassemblaggio e il recupero o riciclo dei materiali. La maggioranza dei mobili usati finisce in discarica, senza fare nessun tentativo di riutilizzare quanto possibile. Questo fino ad oggi era giustificato dal fatto che la vita media di un mobile è molto più lunga di quella di un capo di abbigliamento, perché non si tratta di oggetti che vengono cambiati frequentemente all’interno delle case. Almeno fino ad oggi, perché l’arrivo del “fast interior” fa leva proprio sulla capacità di proporre articoli a basso costo, con un contenuto di stile accettabile ad un costo molto basso, così da rendere possibile disfarsene senza troppi rimpianti. E finire così in discarica: una storia che la moda conosce bene, una preoccupazione che anche il mondo del mobile deve sbrigarsi ad affrontare.